Procede spedita la raccolta firme contro la costruzione di una diga sul fiume Paglia ma soprattutto cresce il fronte del ‘no’ di decine e decine di comuni coinvolti dal progetto. L’Autorità di bacino dell’Appennino centrale vorrebbe realizzare una diga nella media valle del Paglia (tra la Selva di Meana e Torre Alfina), un imponente sbarramento che genererebbe un bacino d’acqua fino all’altezza di Acquapendente.
Si parla di una struttura alta 56 metri e di un volume di bacino di 35 milioni di metri cubi di acqua, un “ecomostro” che nessuno vuole e che nessuno identifica come possibile soluzione alle problematiche di invaso del fiume Paglia.

«Dopo l’alluvione del 2012 – spiegano i promotori del progetto – sono stati realizzati diversi interventi sul fiume per ridurre il rischio idraulico, il Consorzio per la Bonifica della Val di Chiana Romana e Val di Paglia ha eseguito lavori sul fiume Paglia, nei comuni di Allerona, Castel Viscardo e Orvieto, e su alcuni torrenti minori nella Regione Umbria. Nonostante questi interventi, è diventato necessario progettare un sistema che consideri l’intero bacino del fiume Paglia. L’obiettivo è trovare la combinazione migliore di opere per ridurre il rischio di allagamenti e, allo stesso tempo, accumulare acqua per affrontare i periodi di siccità sempre più frequenti». Per raggiungere questi obiettivi, nel 2019 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) e l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (Aubac) hanno avviato la progettazione di fattibilità tecnico ed economica di un nuovo sistema di invasi sul fiume Paglia.
Ma i comuni non ci stanno. ‘No’ secco del comune di Allerona, uno dei territori più coinvolti dal progetto, il cui consiglio comunale ha recentemente approvato all’unanimità la mozione che esprime la posizione contraria rispetto all’ipotesi di costruzione di una diga la cui costruzione è individuata nella “stretta” di Torre Alfina. I due gruppi consiliari di maggioranza e minoranza, insieme al sindaco Cupello, si sono trovati d’accordo nell’esprimere con fermezza la contrarietà rispetto all’ipotesi dell’invaso che andrebbe a collocarsi in un vasto territorio su cui insistono tre Aree Naturali Protette (Selva di Meana, Riserva del Monte Rufeno e Bosco del Sasseto) e sei siti della Rete Natura 2000.

E ‘no” anche da Castel Viscardo: «Il progetto della diga non tiene conto della realtà naturale e geologica in cui viviamo – afferma il sindaco Longaroni. È un intervento che rischia di compromettere irreversibilmente un patrimonio ambientale unico, senza garantire reali benefici. Continueremo a collaborare con i comuni vicini, come Allerona e Acquapendente, che già si sono espressi in modo netto contro questo progetto. Non resteremo spettatori».