di Stefano Olimpieri
Sono passati diversi giorni dalla riconferma a Primo cittadino di
Orvieto di Roberta Tardani, e di tutti i grandi “maitre a penser”
che in questi ultimi due mesi si sono dilettati a dare giudizi
(spesso inqualificabili), a fare endorsement, a scrivere corsivi
firmati con pseudonimi (a dimostrazione della nullità di certi
personaggi), a riempire pagine di giornali al solo fine di screditare
il Sindaco uscente, bene, di tutti questi signori (sic!) se ne sono
improvvisamente perse le tracce.
La vittoria della Tardani ha
frantumato i piani di tutta questa variegata ammucchiata di
soloni, assolutamente autoreferenziale e priva di radicamento:
per sostenere il candidato del PD si sono riviste “vecchie”
conoscenze del giornalismo e della politica, nonché personaggi
fuori contesto che ormai la città aveva da tempo dimenticato.
Un’armata Brancaleone molto livorosa ma anche molto
ininfluente nell’indirizzare le intenzioni di voto degli elettori: e si,
perché gli elettori sono molto più avanti di chi, da troppi decenni,
cerca di imbonirli con sistematici e ciclici lavaggi del cervello. Un
tempo, per farsi vedere dai grandi capi-bastone della sinistra
locale e per poi essere considerati, bastava andare a mangiare
(meglio ancora cuocere) due fegatelli alla festa dell’Unità; oggi
serve molto meno, basta un post o un articoletto per mettersi in
luce e per dire attraverso la tastiera “ci sono anche io”.
Ne abbiamo lette e viste di ogni, ma quella della grande star
televisiva Barlozzetti le supera tutte. Infatti, il presentatore,
prima ha fatto l’anfitrione ad un incontro elettorale della
candidata civica, sostenendo la bontà del progetto e, quindi,
abbracciandone la terzietà rispetto ai due blocchi di cdx e csx,
poi, appena la realtà civica non ha avuto il successo sperato e si è
destrutturata anche a causa delle liti al proprio interno (così
riportano le notizie di “radio Corso” e gli articoli di alcuni sue
prime donne), lo stesso Guido ha sostenuto che il tempo degli
alibi fosse finito e risultasse necessario l’apparentamento con il
dottore. Un cambio di prospettiva partorita a pochissimi giorni
dal ballottaggio, tanto da far apparire chiaramente e senza
possibilità di smentita che il tutto fosse già abilmente
preconfezionato.
Il solito giochetto fatto di sotterfugi, di
conventicole, di regie occulte, al solo fine di costruire un teorema
finalizzato a far ritornare il vecchio e ormai tramontato “moloch”
di potere.
Ed invece, gli endorsment e le presentazioni alla sala
dei 400 non sono bastati a far vincere il dottore e, come i pifferi
di montagna, questi soloni sono tornati a casa pesantemente
suonati. E si perché alla fine “vince chi ha i numeri che sono il
fondamento della democrazia”, così ha giustamente sentenziato
Guido Barlozzetti. Ma state pur tranquilli che tra cinque anni, in
prossimità delle lezioni del 2029, tutti questi soloni sbucheranno
di nuovo dalla madre terra, come i fagiolini secondi del piano.
Stefano Olimpieri
(Consigliere Comunale nuovamente rieletto)