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Stato, rispetto, legalità. L’ex magistrato Pietro Grasso ha incontrato gli studenti orvietani

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Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. A ricordarne la memoria, l’operato, e l’immenso patrimonio culturale, sociale e d’inchiesta, è stato ieri, giovedì 16 marzo, a Orvieto l’ex magistrato, già presidente del Senato e procuratore antimafia Pietro Grasso.

Il doppio appuntamento con la storia dei due magistrati palermitani uccisi nel 1992 a solo 57 giorni di distanza l’uno dall’altro, uno con gli studenti più giovani, di mattina, e uno con i ragazzi delle superiori e la cittadinanza nel pomeriggio, è stato curato dalla Fidapa BpW Italy di Orvieto, in collaborazione con la Fondazione “Centro Studi Città di Orvieto” e la Nuova Biblioteca “L. Fumi” e con il patrocinio del comune di Orvieto, della provincia di Terni e della regione Umbria.

Grasso ha parlato di mafia e di lotta alla mafia ai ragazzi della Secondaria di Primo Grado “Luca Signorelli” e ai ragazzi dell’Istituto comprensivo Orvieto-Baschi. «Siamo convinti – spiegano dalle scuole – che sia necessario educare i ragazzi alla legalità. Parlare di criminalità organizzata ha come scopo la presa di coscienza degli atteggiamenti mafiosi, più diffusi di quanto si pensi, nascosti tra le pieghe dell’omertà e della connivenza».

«A me piace guardare negli occhi i ragazzi e vedere il loro interesse – le parole dell’ex magistrato Pietro Grasso, a commento della prima parte della giornata – il loro entusiasmo, i loro occhi che brillano quando ascoltano, attenti, i miei racconti. Racconto spesso storie e aneddoti – ha aggiunto – perché trovo che in questo modo il messaggio passa a loro meglio e resta più impresso». In merito al recente arresto di Matteo Messina Denaro – molte le domande dei ragazzi – l’ex procuratore antimafia ha parlato di «vittoria dello Stato. E’ vero dopo trenta anni, ma ora l’ultimo corleonese stragista pagherà per le sue responsabilità. Era un tassello che mancava, ora è completa la vittoria dello Stato».

Grasso, ai ragazzi, ha parlato anche di Stato, e di rispetto delle regole: «Prima dovete imparare il senso del dovere, poi quello dello Stato – ha spiegato – tutti noi siamo lo Stato, non solo le Istituzioni, la Magistratura, le forze di polizia, il Governo, il parlamento, ma anche i cittadini. Mi piace dice che la prima legge antimafia è la Costituzione – ha aggiunto – perché la mafia aggredisce i valori della libertà, della democrazia, dell’eguaglianza che sono appunto difesi dalla nostra Costituzione. La cultura della legalità – ha spiegato poi – deve essere intesa non solo come rispetto delle regole e delle leggi, quello deve essere scontato, ma come qualcosa di più complesso ovvero l’insieme di quei principi di libertà, di indipendenza, di tolleranza, del rispetto degli altri, una serie di principi che siano propri, spero, dell’individuo di domani che possa rappresentare la nostra società in maniera migliore».

Nel pomeriggio, nella seconda parte, condotta dal giornalista Guido Barlozzetti, si è voluto «affermare con forza quei valori – spiega Fidapa – per i quali trenta anni fa due uomini dello Stato non esitarono a sacrificare il bene più prezioso, la loro vita».


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