I consiglieri di minoranza Franco Raimondo Barbabella, Cristina Croce, Giuseppe Germani, Federico Giovannini e Martina Mescolini hanno scritto una lettera aperta indirizzata alla sindaca Roberta Tardani sullo stato della Sanità a Orvieto.
Gentile Sindaco,
abbiamo appreso l’altro ieri dai giornali delle sue valutazioni e delle sue richieste relativamente alla sanità orvietana e in particolare all’ospedale in occasione della sua audizione in terza Commissione consiliare regionale in vista della stesura del nuovo PSR (Piano Sanitario Regionale). Viene riportata in particolare una frase come questa: “L’ospedale non riesce a rispondere alle esigenze dei cittadini del comprensorio”, che di per sé riassume un pensiero di forte allarme, rafforzato anche dalle dichiarazioni di oggi.

Una posizione dunque molto preoccupata quella che leggiamo, che riteniamo giustificata, sia perché vera, e sia perché talmente vera che anche noi, come ricorderà, l’abbiamo più volte manifestata nel corso di tutto lo scorso anno, purtroppo non solo non creduti ma anche attaccati fino al dileggio, come se fossimo nemici del sistema e perfino del personale impegnato nella difficile opera di assistenza. D’altronde confermata ora, se ce ne fosse stato ancora bisogno, dal grido d’aiuto di Velia De Angelis, a cui bisogna dare una risposta celere e adeguata. Come si vede, non andava tutto bene.
Certo, avremmo apprezzato che in vista di un’audizione così importante per il futuro di Orvieto e del territorio fossimo stati ascoltati anche noi. Ma non vogliamo polemizzare. Vogliamo invece prendere atto delle posizioni di verità che lei ha assunto e avanzare una proposta operativa. Noi pensiamo, infatti, che sia venuto il momento di verificare con urgenza la possibilità di una battaglia corale della città e di tutte le comunità del nostro territorio intorno ad una strategia che superi le logiche settoriali e di parte. Ci sono appunto momenti e problemi che semplicemente sono di tutti. E la nostra sensazione è che, se la battaglia non è nostra, cioè di tutti, nessuno la farà per noi. Dobbiamo per questo, su una base di proposte unitarie, cercare alleanze.
Ed ecco ciò che le proponiamo. Trovi lei il modo, ma organizziamo un confronto urgente sull’oggi e sul domani del nostro sistema sanitario: problemi urgenti di ripristino del pieno funzionamento dei servizi (dotazione di personale, assistenza ai disabili, medicina territoriale, servizi ospedalieri) e problemi di ruolo del sistema territoriale e del territorio stesso nel quadro della riorganizzazione complessiva del sistema sanitario regionale che si sta definendo. Noi pensiamo che sulle tre questioni essenziali che riguardano la sanità di oggi e di domani si possa e si debba trovare una posizione comune della politica e della società: servizi ordinari della medicina territoriale, casa della salute, funzionamento e ruolo dell’ospedale.
Ci riserviamo ovviamente di approfondire, ma ci pare evidente, come d’altronde dimostrato dalle vicende della pandemia, che le garanzie di tutela della salute mediante un sistema territoriale che funzioni normalmente ai livelli necessari e che nel contempo sia preparato ad affrontare situazioni impreviste sono anche garanzia di sviluppo economico, di tenuta sociale e di qualificazione complessiva della realtà territoriale.
Per questo diciamo che è indispensabile puntare su un sistema di medicina territoriale capillare, efficiente, qualificato, tecnologicamente avanzato, parte di un sistema regionale che non ragioni più in termini di appartenenze amministrative ma di funzione territoriale. In questo senso la casa della salute è aspetto assolutamente strategico e urgente e bisognerà fare in modo che non si frappongano ostacoli che ne ritardino ancora la realizzazione.
Ma a nostro avviso è parimenti urgente e determinante che si chiarisca la funzione del nostro ospedale. La fase delle rivendicazioni particolari deve cedere il passo a una visione strategica funzionale perché ci pare evidente che, essendo il nostro un territorio cerniera tra Umbria, Lazio e Toscana, l’ospedale può e deve svolgere appunto un ruolo funzionale interregionale. Non solo, ma essendo ormai da tempo consolidato che la nostra è una struttura vocata a svolgere una funzione di emergenza-urgenza, deve essere messa in condizione di poterla effettivamente svolgere in termini di funzionalità strutturale, tecnologica, di organizzazione e di dotazioni professionali.
In questo senso ci pare indispensabile affermare una visione coordinata su più piani: il piano territoriale, quello provinciale, quello regionale e quello interregionale. Si tratta di dialogare anzitutto tra i comuni del territorio orvietano perché la battaglia sia davvero condotta con il senso di un interesse vitale, non di campanile né di parte, ma di comunità larga che ragiona con in testa un nostro nuovo modo di essere insieme a quello della regione. Si tratta anche di dialogare con i territori delle regioni confinanti del Lazio e della Toscana perché i servizi incomincino finalmente ad essere pensati e organizzati con il criterio della funzionalità per i cittadini e non solo in termini di appartenenza amministrativa.
Si tratta poi in particolare di dialogare con il sistema istituzionale provinciale perché l’azienda ospedaliera di Terni sia organizzata anch’essa in termini di funzionalità territoriale e non di bacini ristretti di tipo locale. Si può pensare infatti che vi sia una funzionalità coordinata a scala provinciale con funzioni diverse e appunto coordinate: ospedale di Terni per le alte specialità, ospedale di Narni-Amelia o struttura analoga per la riabilitazione, ospedale di Orvieto come DEU di secondo livello per l’emergenza-urgenza.
Al di fuori di questa logica larga e coordinata rischiamo il progressivo e inesorabile deperimento del ruolo fino all’esistenza stessa del nostro ospedale. Ne è evidente dimostrazione il fatto che nel Piano regionale degli investimenti proposti dalla regione al governo per il PNRR, mentre figurano, almeno sulla carta, ingenti finanziamenti per Terni e Narni-Amelia, non c’è nulla né per l’ammodernamento né tantomeno per il potenziamento del nostro ospedale. Un segnale allarmante a cui riteniamo che vada data una adeguata risposta.
Ripetiamo, tutto ciò indica la portata e l’urgenza per noi (per noi territorio) della questione sanità. Ma proprio per questo la questione principale oggi è politica, ossia la necessità di trovare una posizione comune di largo respiro e di larga convergenza perché possa essere sostenuta in quanto non solo di interesse territoriale legittimo ma di natura strategica per l’Umbria stessa, secondo una nuova visione dinamica della sua natura e del suo stesso ruolo nell’Italia che vuole uscire cambiata dopo la pandemia.
Alla luce di quanto abbiamo qui scritto, le manifestiamo dunque, gentile Sindaco, la nostra volontà di collaborazione e la invitiamo ad operare perché presto si riesca a formulare una proposta unitaria sia sulle urgenze che sulle prospettive.