di Praesidium
Prepariamoci a salutare la Cassa di Risparmio di Orvieto, passato glorioso, ma politiche recenti fallimentari.
Come ormai neanche quelli che in passato parlavano di “argenteria”, “gioiellino” e di “banca solida” possono più negare, l’avventura Banca Popolare di Bari si è abbattuta come uno tsunami sul nostro territorio.
C’è stata una distruzione di valore che, tra risparmiatori, Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e la Banca stessa, ha lasciato sul terreno circa 150 milioni di perdite.
Mentre gli eventi si verificavano abbiamo inutilmente tentato di aprire gli occhi al territorio, ma tutto è stato inutile: le lobbies sono state sicuramente più potenti di noi.
Oggi siamo all’ultimo atto, la Banca viene messa sul mercato senza che la Fondazione CRO abbia più il potere di ostacolare le operazioni straordinarie.
Il potere politico ha assegnato infatti al Mediocredito Centrale (MCC) il compito di sviluppare la banca del sud (BDM – Banca del Mezzogiorno, ex Popolare di Bari), mentre il nostro territorio, pure in recessione economica e demografica, non è stato preso in considerazione. MCC si concentra dunque sugli obiettivi assegnati e, dopo aver lavorato per mettere in piedi le condizioni attraverso il risanamento della gestione ed un aumento di capitale, si libera vendendo la nostra Banca.
A livello politico i rappresentanti regionali e locali non hanno lavorato (o capito) l’opportunità che essere all’interno del MCC poteva darci, forse si poteva essere predatori e non prede.
Gli articoli di stampa ci confermano quali banche siano interessate all’acquisto di istituti di piccola/media dimensione ed è facile prevedere che in un periodo più o meno lungo CRO sarà fusa all’interno dell’acquirente.
Ma forse ce lo meritiamo, visto che recentemente nessuno ha sollevato obiezioni ad un comunicato della Presidenza della Banca che ci rendeva noto che la raccolta fatta sul territorio veniva destinata a sviluppare un progetto della città di Firenze.
Ricordiamo quali saranno i tre passaggi temporali: assicurazione del mantenimento dei livelli occupazionali e della presenza, introduzione del marchio congiunto, fusione nell’acquirente.
Come si può vedere, il primo è già in atto: le dichiarazioni del Presidente della Regione e del nostro Sindaco lo confermano.
Siamo una città lenta, lenta a capire.