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Iniziate a Orvieto le riprese del film “La solitudine è questa” dedicato allo scrittore Pier Vittorio Tondelli

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Due gli attori protagonisti, Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, e Alcide Pierantozzi, uno dei sette scrittori coinvolti, nati negli anni 80 raccontati da Tondelli

Oggi ad Orvieto, presso l’ex caserma Piave e il Pozzo di San Patrizio le riprese del filmLa solitudine è questa dedicato allo scrittore Pier Vittorio Tondelli, per la regia di Andrea Adriatico.Un progetto tra documentario e fiction, prodotto da Cinemare con Pavarotti International 23 srl, con il sostegno del Ministero della Cultura e il contributo della Regione Emilia-Romagna.

Due gli attori protagonisti, Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, e Alcide Pierantozzi, uno dei sette scrittori coinvolti, nati negli anni 80 raccontati da Tondelli. La sceneggiatura è di Grazia Verasani, Stefano Casi e lo stesso Adriatico, che insieme hanno scritto il film Gli anni amari, il biopic dedicato a Mario Mieli uscito nel 2019.

Le riprese si svolgono tra aprile e maggio nei luoghi della biografia di Tondelli, scomparso nel 1991 a causa dell’Aids, a soli 36 anni. Dalla città natale di Correggio (Reggio Emilia) a Bologna la città degli studi a fine anni 70, dall’Aquila città del “terremoto” esistenziale simboleggiato dal sequestro del suo primo libro Altri libertini, a Orvieto città di riferimento del suo servizio militare che è al centro del secondo libro Pao Pao, e ancora Rimini città simbolo degli anni 80 da lui descritti, Milano, città dove Tondelli ha vissuto e lavorato negli ultimi anni portando a compimento importanti progetti editoriali, e infine, Berlino, città emblematica del suo rapporto con l’Europa e che rappresenta il tema del viaggio e dell’altrove così centrali nella sua opera.Sulle orme di Tondelli e della sua “solitudine”, i due protagonisti incontrano 7 scrittori contemporanei “under 40” (a richiamare l’impegno di Tondelli per gli scrittori “under 25”), ovvero Jonathan Bazzi, Angela Bubba, Viola Di Grado, Paolo Di Paolo, Claudia Durastanti, Alessio Forgione e Alcide Pierantozzi, che raccontano il “loro” Tondelli attraverso le sue opere: Altri libertini (l’opera prima che fu sequestrata per oscenità e lanciò Tondelli all’attenzione del pubblico e della critica), Pao Pao, Dinner party, Rimini, Un weekend postmoderno, Bigliatti agli amici, Camere separate (l’ultimo doloroso romanzo sulla malattia e la morte). La scrittura di Tondelli prende forma grazie ai volti, alle voci e ai corpi di Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, intervist-attori, che offriranno una visione alle pagine dei romanzi.

Qual è la solitudine dello scrittore? E la solitudine dei nostri anni? Due personaggi contemporanei sono alla ricerca di uno scrittore del secolo scorso che non c’è più, scomparso quando non erano ancora nati o erano ancora bambini. Alla ricerca delle tracce disperse nei suoi libri, nei suoi luoghi e nelle sue parole, con l’aiuto di sette scrittori che, per ragioni anagrafiche, hanno scoperto quell’autore come un classico, solo dopo la sua morte.Quello scrittore è Pier Vittorio Tondelli, uno dei più importanti e seminali narratori europei del Novecento e uno dei testimoni più importanti e acuti dei suoi anni. Il docufilm La solitudine è questa (frase dal suo ultimo romanzo Camere separate) è al tempo stesso il racconto di un autore che ha narrato il sogno dei suoi coetanei al di là del bene e del male; che ha dato voce ai sogni dei ragazzi più giovani, sollecitati con il progetto di scrittura Under 25; e che ha trasferito la sua omosessualità nelle pagine di racconti e romanzi, rappresentandola dalle visioni più oltraggiose di Altri libertini agli accenti più intensi e universali di Camere separate, passando per gli acuti sguardi generazionali di libri come Pao Pao e Rimini, di un’opera teatrale come Dinner Party, e delle sue cronache giornalistiche (poi raccolte in Un weekend postmoderno). Il documentario è soprattutto il racconto della sua produzione letteraria di scrittore, ma anche di un’epoca passata (gli anni 70/80) e al tempo stesso delle generazioni di oggi, in cerca di radici e di futuro.Il viaggio inizia il giorno del trentesimo anniversario della sua scomparsa. Tondelli è morto di AIDS, un acronimo che all’epoca faceva ancora paura e vergogna (e che lo scrittore scelse di non dire), il 16 dicembre 1991 a Correggio, il paese emiliano dove era nato il 14 settembre 1955, 36 anni prima, e dove è sepolto nel cimitero della frazione di Canolo.Partendo dai suoi romanzi e dalle sue invenzioni linguistiche, così come dalle parole di 7 scrittori di oggi, i due personaggi vanno alla scoperta di un autore “del passato”. Ridando corpo e voce alle pagine di Tondelli, all’insegna della solitudine. Perché al di là del mestiere di scrivere, solitario per eccellenza, risalta la componente introspettiva di un narratore che ha vissuto in prima linea le contraddizioni della sua epoca, trascrivendola sulla propria pelle, al punto da divenire il cantore prediletto di un’intera “lost generation” postmoderna.

“Tondelli si è fatto carta assorbente del suo tempo in presa diretta – afferma il regista, Andrea Adriatico – ha abbracciato la cultura della notte e l’interdisciplinarietà tra le varie forme artistiche, cinema, musica, teatro, moda, fumetto etc, tutti elementi che hanno caratterizzato il suo linguaggio ma che hanno anche fortemente condizionato quello dei narratori nati dopo di lui. Una solitudine che è anche quella del viaggiatore: Tondelli era un viaggiatore instancabile, amava celebrare la provincia e mitizzare l’Europa e l’America come terre di libertà e piacere. Viaggiare però non era solo conoscere altre città, altre lingue, andare a Berlino o Tunisi sulle orme di autori e artisti amati; spesso bastava una discoteca di Rimini o Riccione per osservare la gente. E così lo immaginiamo: capace di isolarsi nel rumore più assordante, prendendo mentalmente i suoi appunti e intrecciando ineludibilmente vita e scrittura”.
Alcide Pierantozzi è lo scrittore intervistato a Orvieto, prima sede del servizio militare assolto da Tondelli (poi continuato a Roma), che alla città dedica molte pagine del romanzo Pao Pao focalizzato sulle vicende esistenziali e amorose dei soldati di leva (il titolo raddoppia la sigla di Picchetto Armato Ordinario), nato dai reportage dalla caserma su alcuni quotidiani che raccontavano l’esperienza dello scrittore nel servizio militare e in caserma. 


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