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Alex Britti special guest di Orvieto Sound Festival

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Domenica 23 luglio sarà lui a chiudere l’Orvieto Sound Festival, come special guest della terza edizione dell’evento clou dell’estate orvietana che porta la firma del direttore artistico Pino Strabioli, di Otrlive e del comune di Orvieto. Alex Britti, 55 anni, chitarrista cantautore, attesissimo dal pubblico che in piazza del Popolo non vede l’ora di ascoltarlo live, ha inserito l’appuntamento orvietano nel tour che lo sta portando in tutta Italia. Fresco della partecipazione alla 73a edizione del Festival di Sanremo, in febbraio, durante la serata delle cover riportando sul palco Oggi sono io, brano con cui aveva vinto nella categoria Nuove Proposte del 1999, Britti arriva a Orvieto con i suoi più grandi successi, su tutti l’indimenticabile e attesissima Solo una volta (o tutta la vita), e con i due nuovi singoli, appena usciti, Tutti come te e Nuda per Believe, entrambi brani dal sound inconfondibile con cui ha inaugurato la sua nuova fase artistica, un nuovo momento in cui sdoppia la propria anima in pop e cantautorale.

Piazza del Popolo a Orvieto non vede l’ora di ascoltarla, ma lei Orvieto la conosce già, vero?

«Si, ci sono stato un sacco di volte ma non a suonare, ci sono stato da turista, ogni tanto per una giusta fuga, un weekend, per venire a mangiare, conosco bene la città, conosco bene il Teatro “Mancinelli”, il vostro corso, il Duomo. Stavolta però vengo a suonare».

Chitarrista e cantautore. Una lunga carriera, la sua, che spazia dall’anima blues dei suoi 19 anni a grandi successi pop come Oggi sono io (ripresa anche da Mina) e La Vasca passando per la meravigliosa Solo una volta (o tutta la vita) e arrivando ad un oggi tra il blues e il gospel mixati sapientemente a ritmi estivi, coinvolgenti, freschi, solari. Come coesistono in Alex Britti tutte queste sonorità?

«Coesistono perché uno non sceglie a tavolino cosa essere. Così come siamo fatti di ciò che mangiamo, siamo fatti anche di quello che ascoltiamo, che leggiamo, che guardiamo. Ci nutriamo di informazioni, e man mano che si va avanti con gli anni, tutto ti rimane dentro. E ti esce fuori, nel mio caso, in forma di musica. Mi piace mischiare, anche con nuove sonorità».

Quale album o singolo le ha dato più di tutti gli altri in termini non economici ma di impatto sulla sua vita?

«La carriera di un artista è fatta da tanti tasselli, ogni album che ho fatto è servito a riempire uno di questi tasselli, ogni album è importante per quello che mi ha dato, e per il momento storico in cui è nato e in cui mi trovavo io con la mia vita».

Spaziamo nel suo tempo libero. E’ vero che ama cucinare? Come è nata questa passione e qual è il suo piatto forte quello con cui va sempre sul sicuro?

«Mi piace cucinare, la passione nasce a casa, diciamo che faccio parte di una stirpe, di una dinastia di buongustai, a casa mia s’è sempre mangiato tanto e bene. I miei genitori cucinavano benissimo, così i nonni, insomma tutta la famiglia ha sempre dedicato molta attenzione al cibo, alla qualità del cibo. Ho semplicemente continuato, mi sono appassionato fin da piccolo. Sono andato a vivere da solo molto presto e quindi ho imparato a cucinare perché ero anche esigente, non avevo una grossa disponibilità economica e se volevo mangiare bene dovevo imparare a cucinare in un certo modo. Non ho un piatto preferito, sulla musica sono modesto ma sulla cucina no, so di saper cucinare e spesso mi piace, quando ho amici a cena, far scegliere loro, gli chiedo due o tre giorni prima cosa vogliono mangiare e così ho tempo per fare la spesa, trovare ingredienti di qualità. Non ho un piatto forte, mi piace variare».

E ama anche lo sport, si allena, corre, e il calcio… e se le chiedessi di scegliere tra Totti e Falcao?

«Ero adolescente quando c’era Falcao, ho ancora la sua foto in cucina. Ho un quadretto con una foto di Falcao, che sta insieme a una di Dizzy Gillespie. Sono due pedine fondamentali della mia vita. In tutte le case che ho cambiato in cucina, sopra alla macchinetta del caffè, ho sempre messo questo quadretto».

Da sei anni nella sua vita c’è Edoardo. Come è cambiata la sua vita, il suo lavoro, la produzione discografica, quanto c’è di Edoardo nei suoi testi, nella sua musica?

«Prima di tutto Edoardo c’è in me come persona, di conseguenza poi, c’è anche nella musica. La cosa che è cambiata è che la mattina quando apro gli occhi, prima penso a lui e poi, se rimane tempo, penso a me. Anche il lavoro e tutte le altre cose, ma questo succede, credo a tutti i genitori».

Cosa porterà al pubblico di piazza del popolo a Orvieto?

«Porterò un bel suono di chitarra, tanta passione nel fare il cantautorato senza mai abbandonare lo strumento, una dimensione un po’ personale se vogliamo, alla quale io tengo molto, sono molto geloso della mia dimensione di artista».


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