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I cittadini chiamati “i soliti soloni” e altre meraviglie della “città ideale”

Tempo di lettura: 4 Minutei

Riceviamo e pubblichiamo da Abitare Orvieto

La distanza emotiva che da tempo viene avvertita dagli abitanti di Orvieto è quel disagio
provocato dalla distanza tra la vita vissuta come cittadino e il racconto stellare che
quotidianamente viene fatto di questa città. Questo è uno dei motivi per cui un gruppo di
cittadini, Abitare Orvieto, da alcuni mesi, si sta incontrando e confrontando. Il tema che
accomuna questo gruppo è quello dell’abitare, inteso nella sua accezione più ampia e,
uno degli obiettivi, è tentare di rimettere al centro della politica locale, il suo abitante,
protagonista attivo e non solo destinatario delle decisioni del governo territoriale.


Un modo semplice per essere aggiornati di quanto viene discusso e deciso rispetto alla
nostra città è quella di collegarsi al sito del Comune e vedere in streaming le sedute del Consiglio comunale https://www.comune.orvieto.tr.it/servizi-online/streaming-consigli-
comunali/
ed è in seguito a questo che alcuni cittadini hanno segnalato quanto ascoltato durante l’ultimo Consiglio dell’anno, quello del 27.12.2023
(https://www.youtube.com/watch?v=fqakxUJ1ljE)

Durante questo Consiglio, c’è stato un passaggio breve ma intenso: circa due minuti e mezzo
in cui questa distanza di cui sopra ha vibrato più di altre volte. Nella conclusione della lettura
della relazione del bilancio di previsione, l’Assessore Pizzo afferma: “Orvieto è già una città
ideale, dove la sofferenza che ho sentito in questi giorni è solo nella testa dei soliti soloni. È
una città che attrae investimenti dall’estero. Certo non abbiamo imprese grandi, non
abbiamo Amazon che viene ad investire, ma abbiamo una nutrita comunità di privati
stranieri che acquistano ed investono in città quotidianamente”.

La lettura della relazione è proseguita dichiarando che l’obiettivo di questa amministrazione
è quello di potenziare i trasporti con Roma per facilitare l’accesso alla città. Questo sarebbe il
preludio “alla fase due”, quella che “attraverso una azione di promozione porterebbe nuovi
residenti in cerca di una qualità di vita eccezionale”.

Seppur abituati a certi interventi da parte di questa amministrazione che invece di affrontare
le questioni poste, risponde piccata ad ogni tentativo di rappresentazione delle
problematiche dei residenti, riteniamo necessario ricordare che un rappresentante del
popolo dovrebbe rivolgersi alla cittadinanza ponendosi in una modalità di ascolto, di
confronto, di apertura. E invece, ancora una volta, le difficoltà, i disagi e le preoccupazioni
per le mancate risposte su sanità, trasporti, politiche abitative, viabilità e parcheggi, lavoro,
politiche per i giovani e ambiente non esistono perché, appunto, per il nostro Assessore al
bilancio, “Orvieto è già una citta ideale” e la sofferenza è solo nelle teste di alcuni saputi.
Soloni, così l’Assessore chiama i cittadini che manifestano il proprio sentire e il proprio
vissuto.

Sarebbe interessante comprendere cosa significhi investire in città per l’Assessore. Se per
investimento ci si riferisce all’acquisto di immobili, allora bisognerebbe anche chiedersi
perché da diversi anni a questa parte il potere di acquisto degli orvietani è calato di molto
con il risultato che solo chi viene da fuori è in grado appunto di investire in un immobile nel
centro storico. Sarebbe utile sapere se l’amministrazione comunale sia in possesso di dati e
stime su quale sia l’apporto economico reale di tali investimenti sul territorio. Cioè, in parole povere, cosa lasciano e cosa portano ai cittadini orvietani questi investimenti in termini di qualità della vita, servizi, prospettive di lavoro.

Sorvolando sulla questione dei trasporti ferroviari che è talmente centrale per la vita di
questo Comune che necessita di una politica reale e non di facili semplificazioni e richieste
spot, secondo quanto viene riferito, in sostanza si tratterebbe di attrarre residenti attraverso
coloro che fuggono da Roma per ripopolare Orvieto, che invece perde ogni anno i suoi
abitanti più giovani per mancanza di opportunità di lavoro. Certo è che questa prospettiva
risponde agli interessi di una parte precisa della città: chi ha immobili di proprietà ed ingenti
risparmi, chi ha già un lavoro sicuro, chi non deve spostarsi per andare a lavorare, chi può
permettersi cure a pagamento in tempi rapidi, insomma: chi sta bene.
Ma anche chi, fortuna sua, “sta bene” come si sente nel vivere in una città che perde, giorno
dopo giorno, abitanti, attività commerciali, servizi, socialità?

Il volume di presenze legate al turismo certamente ha comportato lo sviluppo di attività quali
affittacamere, b&b, il settore della ristorazione e l’accesso ad alcuni monumenti. Ma tutto
questo movimento, se non organizzato e governato, porta inevitabilmente a delle storture
che stiamo già vivendo. Quotidianamente i giornali locali e i social vengono invasi da notizie
ordinarie a cui si da un rilievo fiammante, nel frattempo Orvieto sta diventando una città del
fine settimana.

Quanto affermato dall’Assessore, è stato confermato dalla Sindaca in una recente intervista in cui continua ad ignorare la problematica dell’abitare e tenta di spostare l’argomento sulla
“contrapposizione”. Questa è una semplificazione che fa comodo ma che non corrisponde
alla complessa realtà.
“La città senza chi la vive e la abita è inutile, è vuota di bellezza. Ci vuole il cuore, la mente,
l’energia, l’intelligenza delle persone perché tutta questa complessa città respiri” (The
Passenger – Venezia).

Quale è la visione di questa città da parte di chi si candida a governarla? Questo è uno dei
quesiti che Abitare Orvieto vorrà porre per comprendere quale è la strada che si vuole
percorrere per il futuro di Orvieto. Gli altri quesiti saranno frutto del contributo che arriverà
da coloro che hanno manifestato interesse verso questo gruppo e che a breve saranno
coinvolti in questa azione.

Per info: www.abitareorvieto.com


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