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PD Orvieto, Talanti su Sanità regionale: “Basta nascondersi dietro le foglie”

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Riceviamo e pubblichiamo da Paolo Maurizio Talanti, Segretario del Partito Democratico di Orvieto

“Mi riservo di riferire in altra data” questa la risposta di ieri in Consiglio Regionale della Presidente Tesei, incalzata dal Consigliere Regionale e Segretario Regionale del Partito Democratico Tommaso Bori.

Continua la totale mancanza di accountability e di responsabilità della massima Istituzione regionale e conseguentemente la malaugurata sequenza di sciagure della sanità pubblica umbra.

La Presidente Tesei si rifiuta infatti di rispondere alle preoccupazioni, sollevate anche dalla Corte dei Conti regionale e all’allarmante buco di bilancio milionario che nonostante sia frutto degli anni di governo di questa giunta regionale è diventato oggetto di un poco serio “scarica barile”. 

Come Partito Democratico non possiamo che essere preoccupati, non possiamo che denunciare la totale mancanza di serietà e di urgenza con cui invece andrebbe gestita la materia della sanità pubblica.

La Giunta Regionale non sembra curarsi delle liste d’attesa, delle visite specialistiche ritardate di mesi, e nemmeno dell’intervento  di pochi giorni fa, in occasione della cerimonia annuale di apertura della Giustizia Tributaria in Umbria, nel quale la procuratrice regionale Rosa Francaviglia ha evidenziato la delicata situazione della sanità italiana dopo l’emergenza pandemica ed ha lanciato un monito proprio alle massime autorità della Regione che invece (anche) Orvieto sfilavano nelle passerelle organizzate dalla Sindaca Tardani nel tentativo di convincerci che tutto sta andando bene.

Il Procuratore regionale della Corte dei Conti ricorda che Il raggiungimento degli obiettivi richiede un alto grado di competenza, praticità, razionalità, solidità ed efficienza, che sono gli inevitabili criteri di “best practice”.

La sanità pubblica deve essere rafforzata e mantenuta e non può essere invece smantellata ed è assolutamente vergognoso che il direttore del Dipartimento di Anatomia e Istologia Patologica dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, centro di eccellenza regionale nella lotta alla patologia oncologica, abbia dovuto lanciare un accorato appello pubblico per ottenere le risorse finanziarie necessarie all’acquisizione di un nuovo gruppo specialistico e di un’importantissima unità di biologia molecolare. 

Le tante, tantissime preoccupazioni che emergono da più fronti sono le stesse che alcuni mesi fa ci hanno spinto, insieme alla CGIL, ai sindacati e alle forze progressiste dell’Orvietano, a contestare la passerella elettorale organizzata della Sindaca Tardani e che ci spingono tutti i giorni a ricordare che il diritto alla salute non può essere compromesso, che la salute di un’area interna come la nostra va riformulata sulle esigenze e istanze dei cittadini, che la casa della salute alla ex Piave è prioritaria e che l’Ospedale di Orvieto non si tocca.

Sosteniamo anche  le parole delle Segretarie CGIL Paggio e Marchetti che hanno dichiarato come non si possa continuare a nascondersi sotto la sabbia e che il nodo delle promesse occupazionali non mantenute, le code chilometriche e la privatizzazione strisciante sono questioni che vanno affrontate immediatamente con azioni concrete e investimenti.

La Presidente Tesei non si riservi di riferire in altra data, la Sindaca Tardani smetta di essere difensore d’ufficio della Giunta Regionale. 

Che si cominci invece a rispondere oggi, perché non possiamo arrivare ad un punto di non ritorno.

Che ci si prenda le proprie responsabilità invece di accusare gli operatori e le operatrici del Cup di una discrezionalità che non hanno nell’indicare le prestazioni mediche da effettuare e che ci si prenda la responsabilità delle disposizioni che vengono dal servizio sanitario regionale.

Basta nascondersi dietro le foglie e che si venga allo scoperto senza più scaricare il malcontento dei cittadini e di chi ha bisogno di cure e non trova le risposte che si attende sugli operatori, sui medici e sugli infermieri che hanno bisogno di respiro e di politiche di sistema che permettano loro di lavorare come si deve”.


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