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La lettera aperta di Giuseppe Olimpieri all’Orvietana Calcio

Tempo di lettura: 7 Minutei

Riceviamo e pubblichiamo a firma di Giuseppe Olimpieri, ex responsabile tecnico del settore agonistica dell’Orvietana Calcio. La redazione di Orvietosport.it intende esprimere la massima disponibilità ad accogliere e pubblicare la replica che la società volesse eventualmente indirizzarci, onde fornire al lettore un quadro quanto più ampio e completo possibile.

“A distanza di un mese da quando sono stato sollevato dall’incarico di responsabile tecnico del settore agonistico dell’Orvietana, per me è venuto il momento di fare un po’ di chiarezza.
Il comunicato ufficiale della società con cui informava di avermi esonerato
non riportava nulla a proposito delle motivazioni che hanno condotto a questo gesto. Ho deciso quindi di provare a spiegare.
Sono stato allontanato, stando almeno a quanto mi è stato contestato, a causa della volontà di due genitori di accogliere la chiamata della società Ternana Calcio, che milita nel campionato di serie B, e mandare i propri figli a disputare il campionato nazionale U16.
I due ragazzi stavano allenandosi con noi e sono stato incolpato di non aver fatto firmare ai genitori il tesseramento prima della loro decisione di trasferire i figli alla società professionistica.
Sono stato accusato di aver in questo modo arrecato un pregiudizio alla società.
Il sabato precedente al mio “licenziamento in tronco” ho ricevuto un SMS dal dirigente responsabile del settore giovanile, con cui mi avvertiva che uno dei due ragazzi in questione non era ancora tesserato.
Nulla invece mi è stato comunicato rispetto all’altro giovane. Forse nessuno si era accorto?
Ho subito chiamato il padre per invitare a farlo, ma mi ha risposto che non ne aveva ancora intenzione, visto che in estate aveva ricevuto delle proposte da almeno tre società professionistiche e che quindi, prima di firmare il tesseramento, era suo intendimento lasciare ancora aperta la porta ad un eventuale ingresso del figlio nel professionismo.
È evidente che nessun responsabile tecnico, men che meno il sottoscritto, può obbligare chiunque a firmare un cartellino contro la propria volontà.
È pur vero che dalla segreteria mi sono arrivate sollecitazioni riguardo diversi tesseramenti non ancora perfezionati che io ho girato prontamente alle famiglie. Di quanti poi si fossero effettivamente presentati presso gli uffici per regolarizzare la propria posizione io non ne ho mai avuto notizia.
Questa vicenda mi spinge ad una riflessione sulla situazione della scuola calcio che a mio avviso meriterebbe attenzione maggiore da parte della società.
Almeno fino a quando ho ricoperto il mio incarico all’Orvietana, erano iscritti soltanto una cinquantina di bambini, nati tra il 2011 e il 2018. L’amara constatazione che mi sorge spontanea è che, con la prima squadra che milita nel campionato semiprofessionistico di serie D, l’Orvietana sembra non essere attrattiva e, per contro, altre società del territorio, anche meno blasonate e meno storiche, contano più del triplo degli iscritti.
Perché così tante famiglie preferiscono far crescere calcisticamente i propri figli altrove? Perché preferiscono affidare la gestione dei ragazzi ad altre realtà?
Anche non attrarre nuove leve può essere fortemente penalizzante
per la società; avere 50 iscritti invece di 180 cambia e di molto le sorti di un settore giovanile.
Qualcuno è mai stato chiamato a giustificare questo?
Vorrei, in chiusura di questa mia disamina, ricordare i risultati che il settore giovanile biancorosso ha conseguito durante il mio incarico quale direttore tecnico.
Il primo anno abbiamo subito vinto il campionato Allievi A1 e partecipato alla fase finale nazionale.
Il secondo anno mi è stato dato l’obiettivo di formare una squadra per vincere il campionato Giovanissimi, per riconquistare la categoria A1 che mancava da undici anni. L’obiettivo è stato raggiunto, convincendo della bontà del progetto non solo l’allenatore Enrico Broccatelli che, in virtù di questo, è tornato all’Orvietana, ma anche uno dei due ragazzi che ora sono alla Ternana, che arrivava da altra società professionistica, ha dato un grosso contributo alla vittoria del campionato, per poi tornare là dove gli compete.
Senza dimenticare i ragazzi del settore giovanile approdati in prima squadra anche grazie ai quali l’Orvietana ha incassato il premio in denaro previsto per i “Giovani D Valore”.
Se è vero, come è vero, che neanche “uno su mille ce la fa”, qualunque società farebbe carte false per indirizzare non uno ma ben due giovani contemporaneamente verso il professionismo, utilizzando la circostanza a suo esclusivo vantaggio per attrarre e formare calciatori di talento. All’Orvietana invece si manda via il direttore sportivo.
Mi preme in conclusione ricordare che “uno” di questi “mille” è un calciatore che risponde al nome di Ruggero Frosinini, che all’epoca non fu ritenuto dalla società idoneo per il campionato di Promozione che stava disputando e che fu invitato a scendere di categoria. Ebbene, è anche grazie al sottoscritto che Frosinini cominciò allora un percorso che lo ha portato oggi a giocare stabilmente in Lega Pro.

Buona vita”
Giuseppe Olimpieri


Riceviamo e pubblichiamo a firma di Giuseppe Olimpieri, ex responsabile tecnico del settore agonistica dell’Orvietana Calcio. La redazione di Orvietosport.it intende esprimere la massima disponibilità ad accogliere e pubblicare la replica che la società volesse eventualmente indirizzarci, onde fornire al lettore un quadro quanto più ampio e completo possibile. “A distanza di un mese da quando sono stato sollevato dall’incarico di responsabile tecnico del settore agonistico dell’Orvietana, per me è venuto il momento di fare un po’ di chiarezza.Il comunicato ufficiale della società con cui informava di avermi esoneratonon riportava nulla a proposito delle motivazioni che hanno condotto a questo gesto. Ho deciso quindi di provare a spiegare.Sono stato allontanato, stando almeno a quanto mi è stato contestato, a causa della volontà di due genitori di accogliere la chiamata della società Ternana Calcio, che milita nel campionato di serie B, e mandare i propri figli a disputare il campionato nazionale U16.I due ragazzi stavano allenandosi con noi e sono stato incolpato di non aver fatto firmare ai genitori il tesseramento prima della loro decisione di trasferire i figli alla società professionistica.Sono stato accusato di aver in questo modo arrecato un pregiudizio alla società.Il sabato precedente al mio “licenziamento in tronco” ho ricevuto un SMS dal dirigente responsabile del settore giovanile, con cui mi avvertiva che uno dei due ragazzi in questione non era ancora tesserato.Nulla invece mi è stato comunicato rispetto all’altro giovane. Forse nessuno si era accorto?Ho subito chiamato il padre per invitare a farlo, ma mi ha risposto che non ne aveva ancora intenzione, visto che in estate aveva ricevuto delle proposte da almeno tre società professionistiche e che quindi, prima di firmare il tesseramento, era suo intendimento lasciare ancora aperta la porta ad un eventuale ingresso del figlio nel professionismo.È evidente che nessun responsabile tecnico, men che meno il sottoscritto, può obbligare chiunque a firmare un cartellino contro la propria volontà.È pur vero che dalla segreteria mi sono arrivate sollecitazioni riguardo diversi tesseramenti non ancora perfezionati che io ho girato prontamente alle famiglie. Di quanti poi si fossero effettivamente presentati presso gli uffici per regolarizzare la propria posizione io non ne ho mai avuto notizia.Questa vicenda mi spinge ad una riflessione sulla situazione della scuola calcio che a mio avviso meriterebbe attenzione maggiore da parte della società. Almeno fino a quando ho ricoperto il mio incarico all’Orvietana, erano iscritti soltanto una cinquantina di bambini, nati tra il 2011 e il 2018. L’amara constatazione che mi sorge spontanea è che, con la prima squadra che milita nel campionato semiprofessionistico di serie D, l’Orvietana sembra non essere attrattiva e, per contro, altre società del territorio, anche meno blasonate e meno storiche, contano più del triplo degli iscritti.Perché così tante famiglie preferiscono far crescere calcisticamente i propri figli altrove? Perché preferiscono affidare la gestione dei ragazzi ad altre realtà?Anche non attrarre nuove leve può essere fortemente penalizzanteper la società; avere 50 iscritti invece di 180 cambia e di molto le sorti di un settore giovanile.Qualcuno è mai stato chiamato a giustificare questo?Vorrei, in chiusura di questa mia disamina, ricordare i risultati che il settore giovanile biancorosso ha conseguito durante il mio incarico quale direttore tecnico.Il primo anno abbiamo subito vinto il campionato Allievi A1 e partecipato alla fase finale nazionale.Il secondo anno mi è stato dato l’obiettivo di formare una squadra per vincere il campionato Giovanissimi, per riconquistare la categoria A1 che mancava da undici anni. L’obiettivo è stato raggiunto, convincendo della bontà del progetto non solo l’allenatore Enrico Broccatelli che, in virtù di questo, è tornato all’Orvietana, ma anche uno dei due ragazzi che ora sono alla Ternana, che arrivava da altra società professionistica, ha dato un grosso contributo alla vittoria del campionato, per poi tornare là dove gli compete.Senza dimenticare i ragazzi del settore giovanile approdati in prima squadra anche grazie ai quali l’Orvietana ha incassato il premio in denaro previsto per i “Giovani D Valore”.Se è vero, come è vero, che neanche “uno su mille ce la fa”, qualunque società farebbe carte false per indirizzare non uno ma ben due giovani contemporaneamente verso il professionismo, utilizzando la circostanza a suo esclusivo vantaggio per attrarre e formare calciatori di talento. All’Orvietana invece si manda via il direttore sportivo.Mi preme in conclusione ricordare che “uno” di questi “mille” è un calciatore che risponde al nome di Ruggero Frosinini, che all’epoca non fu ritenuto dalla società idoneo per il campionato di Promozione che stava disputando e che fu invitato a scendere di categoria. Ebbene, è anche grazie al sottoscritto che Frosinini cominciò allora un percorso che lo ha portato oggi a giocare stabilmente in Lega Pro. Buona vita”Giuseppe Olimpieri
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