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L’inquietante impunità di chi continua a gettare massi dalla rupe senza che nessuno li fermi. Esistono delle responsabilità.

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di Claudio Lattanzi

Tre episodi di teppismo gravissimi ed intolleranti compiuti a meno di un mese di distanza dalla denuncia di due ragazzi, fortemente sospettati di esserne gli autori ed impegnati in una delirante sfida alle forze dell’ordine, suscitano interrogativi su una situazione della sicurezza ad Orvieto che in molti scoprono ora essere fuori controllo. Il senso di rabbia, impotenza, sconcerto e preoccupazione per questi eventi fa sorgere soprattutto l’interrogativo su come sia possibile una cosa del genere in un città che si culla ancora nel mito illusorio e rassicurante dell’isola felice mentre ha colpevolmente trascurato da sempre il tema della sicurezza e già questa è una prima risposta. I tre lanci di pietre della rupe, con i giornali che hanno riportato la notizia solo di due di essi, fanno seguito a mesi e mesi di danneggiamenti di decine di auto in sosta.

La prima domanda è: perché i due giovani sospettati non sono stati finora arrestati dopo che il commissariato aveva raccolto molti elementi sulla loro probabile colpevolezza? L’articolo 635 del codice penale prevede per il reato di danneggiamento la possibilità dell’arresto facoltativo solo in caso di flagranza. Nel caso di cui si parla non c’è stata flagranza e l’assenza di un numero adeguato di telecamere che avrebbe potuto rendere possibile l’arresto ha consentito ai due di farla franca, ma magari la prossima volta che tireranno qualche altro blocco di cemento sarà possibile coglierli sul vivo. Il primo tema è dunque quello della mancata sicurezza di Orvieto. La manciata di telecamere che questa amministrazione comunale ha collocato in pochi punti della città è del tutto insufficiente a garantire un vero sistema di videosorveglianza come ben sanno tutti coloro che hanno a che fare ogni giorno con le forze dell’ordine. Cittadine analoghe ad Orvieto hanno fatto e stanno facendo ottime cose per garantire al meglio la sicurezza. Basta guardarsi un pò intorno.

L’amministrazione comunale uscente non può essere promossa sul fronte sicurezza, pur riconoscendo loro il merito di aver fatto qualcosina rispetto al nulla totale dei loro predecessori, ma è del resto noto che i politici e molti uomini pubblici orvietani hanno sempre gestito male e a volte malissimo il 90 % delle cose che hanno avuto in mano, Opera del duomo e fondazione Faina comprese per non parlare di tutto il resto. Qualche timido passo in avanti è stato fatto, ma servono maggiori investimenti e soprattutto maggiore consapevolezza del problema. Anche su questo fronte, come in molti altri, sarebbe ora di darsi una svegliata e pensare ad un progetto di sicurezza vero, incentrato peraltro su un positivo dato di partenza rappresentato dalla presenza in città di un elevato numero di esponenti delle forze dell’ordine e di ottimi professionisti del settore, ma serve un piano serio a cui nessuno ha ancora pensato.

C’è poi la questione relativa alla mancanza del tribunale la cui soppressione viene troppo spesso vista solo come uno smacco sotto il profilo del decadimento dei servizi cittadini mentre sembra passare in secondo piano il controllo della legalità garantito dalla procura. Avere in città un procuratore e due sostituti procuratori come avveniva prima della sciagurata chiusura decisa dal governo Monti, significa che i magistrati vivono il clima della città, registrando preoccupazioni ed ansie dei cittadini. Una vicinanza virtuosa che si trasforma in attenzione e tempestività. Tornando al caso dei lanciatori di massi, un magistrato maggiormente consapevole dell’allarme sociale generato dai folli gesti di questi delinquenti avrebbe forse potuto assumere un atteggiamento diverso, a tutela dei cittadini, dei loro beni e della loro incolumità e che tenesse conto dell’efficace lavoro svolto fino ad allora dagli agenti del commissariato.

Non si può procedere per legge con l’arresto? Si possono però adottare alcuni provvedimenti restrittivi per cercare di evitare che tali episodi continuino a ripetersi come sta incredibilmente accadendo; dal più blando obbligo di firma fino alla libertà vigilata che rassomiglia da vicino al regime detentivo. Perché finora non si è fatto nulla di tutto ciò? Dal giorno successivo alla denuncia dei due sospettati per le auto rigate e i lunotti infranti, ci sono stati tre lanci di pietre dalla rupe e tutto ciò è intollerabile, inconcepibile e gravissimo. E se ci fosse scappata una vittima? Possiamo rispettosamente solo ipotizzare che la procura ternana avrebbe potuto e forse dovuto agire in modo diverso o si commette un reato di lesa maestà?

Peraltro, la mancanza di una sede di giustizia ad Orvieto abbassa il livello della guardia su molti versanti della legalità, compreso quello del riciclaggio di denaro, ovvero un’attività della quale nell’economia cittadina ci sono indizi invisibili solo per chi continua ad ignorarli.


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