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PrometeOrvieto: “Ospedale Santa Maria della Stella. Come è e come dovrebbe essere”.

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Riceviamo e pubblichiamo da PrometeOrvieto

Da oltre vent’anni l’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto è qualificato come Dipartimento di emergenza e accettazione, un DEA di primo livello. Insomma, dovrebbe avere la funzionalità dell’ospedale che ci ricordiamo, quella di qualche anno fa, almeno quella, seppure non del tutto soddisfacente. Di quando, senza troppe pretese, una visita specialistica era possibile, le analisi e i risultati si avevano in un paio di giorni, un’ernia o simili erano interventi di routine, non straordinari.  Il DEA di primo livello non era e non è una gentile concessione al nostro territorio, ma è previsto per garantire l’omogeneità dei servizi, data la posizione geografica e il livello di comunicazione viaria dell’Orvietano, in ottemperanza alle linee guida pubblicate sulla Gazzetta ufficilae n°1/1998.


Di seguito proponiamo una tabella in cui sono evidenziati gli àmbiti  operativi di un DEA di primo livello, quelli previsti dalla normativa nazionale e dalle scelte regionali, da cui emerge plasticamente la situazione. 

Mancano medici e infermieri e dove ci sono, o quasi, il sistema non funziona ugualmente.

Tutto nasce da qui: le disfunzioni che numerosi cittadini segnalano, le liste d’attesa nelle visite specialistiche e nelle operazioni chirurgiche anche più consuete, addirittura le lunghe attese anche per le analisi, quando fino a non molto tempo fa la prestazione era effettuata a pochi giorni dalla prenotazione.

Naturalmente la tabella può presentare qualche imprecisione, perché le situazioni possono cambiare anche giorno per giorno, ma comunque è aggiornata a questo inizio 2023.
Importante è che affiora un quadro che presenta mancanza di personale in quasi tutti i reparti e anche dove il personale è quello previsto, come Endoscopia, fare un esame o un intervento è un’impresa.
È sufficiente rilevare che l’incarico di direzione ospedaliera è ricoperto da un “medico a scavalco”, cioè diviso tra direzione del suo reparto e direzione dell’ospedale, per comprendere come la Regione non dia importanza all’organizzazione, che costituisce attività primaria di un DEA di primo livello e che è determinante per la qualità dell’offerta sanitaria. 
Anche chirurgia generale, dove tra medici strutturati e specializzandi l’organico dei medici risulta completo, è difficile pensare a un’ernia o qualcos’altro del genere senza mettersi in attesa per mesi, non si sa mai quanti. Drammatica la situazione di Ortopedia, dove i medici sono la metà di quelli previsti e dove mancano due infermieri e due Os.

Manca l’UTIC, l’unità di terapia intensiva cardiologica, che è un reparto ospedaliero pecializzato nella gestione clinico-assistenziale del paziente affetto da sindrome coronarica acuta o patologie cardiologiche di particolare gravità che ne mettono direttamente in pericolo la vita. Deve esserci e non c’è.

In questa condizione di sofferenza è evidente che le visite specialistiche sono sopraffatte dalle esigenze dettate dall’urgenza. A parte ovviamente l’intramoenia, servizio previsto e garantito con una rilevabile efficienza, ma che pesa gravemente sui pazienti.

Non può essere questa la Sanità che vogliamo, neppure crediamo la auspichi chi ha responsabilità amministrative, dai sindaci in su.
Ma questa è. E i numeri, uno più o uno meno, questo ci raccontano. 


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