Il PNRR all’orvietana: Palazzina Non Ragionata né Rigenerativa – Lettera aperta alle concittadine e ai concittadini
Una quindicina di giorni fa gli osanna del Comune per il finanziamento della palazzina che ospiterà il Centro per le Politche Sociali e della Famiglia. Si esalta il “grande lavoro di squadra messo in campo dalla Giunta e dagli uffici comunali” per cui all’idea dell’assessore ha fatto seguito la concretezza dell’Ufficio tecnico; cioè, si esalta come straordinario il normale iter dei procedimenti amministrativi. Della palazzina si sa poco e niente, ma, ahò, si spende il massimo possibile…
Fuori dal Palazzo e dalla retorica circolano parecchie perplessità, pubblicate anche sui giornali. Ecco le nostre sotto forma di domande.
Le finalità dell’Avviso (DPCM 21/1/21) vogliono “…progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale”.
Perché all’Avviso non si è risposto, come pure previsto, con “insiemi coordinati di interventi” già individuati puntualmente dall’attivismo cittadino e, questi sì, capaci di dare effettività alla rigenerazione del quartiere?
Perché non si sono sentiti i pareri dei residenti e dei commercianti della zona intorno al prefabbricato (ex scuola media ora Circolo Ancescao) e alla sua area verde? E perché non si sono sentiti i fruitori del Circolo e di quegli spazi? Si sarebbero scoperte reali necessità, molte idee e moltissime buone pratiche di contrasto al degrado urbano e sociale e di rigenerazione.
Perché non è stato considerato che la recinzione del cantiere per 5 anni, prevedibilmente molti di più, comprometterà in maniera definitiva la fruizione di quegli spazi che, nonostante il colpevole abbandono istituzionale, sono i più frequentati del quartiere?
Perché non è stato considerato l’impatto economico e sulla qualità del decoro urbano di nuove volumetrie edilizie in una zona già troppo edificata, dove il disagio quotidiano dei residenti si fa gravoso e dove insistono le vetrine vuote di troppi vani commerciali?
Perché non si sono considerati i vincoli infrastrutturali che producono ogni giorno in varie fasce orarie i rallentamenti e gli imbottigliamenti del traffico veicolare e perché non si sono considerate le difficoltà di parcheggio?
Perché non si dice come sarà gestita la palazzina? quanto costerà il suo funzionamento e dove si troveranno le risorse? Il rischio che diventi un contenitore vuoto di alienata burocrazia sembra ben maggiore che la possibilità di farne un presidio di animazione sociale. E comunque, tra dieci anni?
Nei prossimi giorni e settimane lanceremo iniziative di cittadinanza attiva per animare un dibattito pubblico che ci auguriamo l’Amministrazione vorrà accogliere. Ragionare, intorno alle questioni poste e alle altre che si sono manifestate e che si aggiungeranno, ci sembra un buon modo di co-progettare e co-programmare, come buone prassi di governo e attuale legislazione contemplano. Il non rispondere invece non può che essere interpretato come preclusione ideologica.
