di Massimo Gnagnarini
Ho lavorato per decenni nelle filiali CRO nei vari comuni e borghi dell’orvietano.
Conoscevamo uno ad uno i clienti e i clienti conoscevano noi impiegati. Dopo il sindaco, il medico e il farmacista e il prete venivamo noi bancari come punto di riferimento per le famiglie e le piccole attività’ commerciali.
Il sistema delle filiali si reggeva su un semplice e automatico profitto ovvero pagavamo la raccolta qualche punto percentuale e la reimpiegavano a tassi triplicati in linea con l’inflazione del momento. Questo differenziale garantiva là copertura delle spese di funzionamento e il pagamento dei nostri stipendi automaticamente semplicemente alzando la saracinesca ogni mattina.
Man mano che questa forbice si restringeva per effetto delle politiche monetarie di contenimento dell’inflazione i guadagni per le banche si restringevano mentre i costi di esercizio restavano fissi con tendenza in aumento.
E’ stato agli inizi degli anni 2000 che le banche hanno iniziato a integrare i profitti da intermediazione tra raccolta e impieghi attraverso il collocamento di prodotti finanziari esterni alla banca sui quali percepiscono commissioni che mano a mano sono diventate la fonte primaria delle entrate con le quali far quadrare i bilanci.
L’operazione fu quella di prendere per mano la clientela fidelizzata da oltre un secolo di storia della CRO e traghettarla dai semplici depositi o dai BOT di stato agli strumenti finanziari a rischio come obbligazioni , fondi di investimento ecc… ecc..
A fronte di rendimenti allettanti questa trasformazione per lo piu’ ha creato problemi e talvolta disastri fino, nel caso di CRO e di altre banche, nello scaricare sugli stessi clienti i propri problemi finanziari attraverso l’offerta di azioni del proprio capitale sociale.
Se non si e’ ancora capita questa lezione, ovvero che il mondo del credito non si mantiene attraverso qualche decina di euro da far pagare per la tenuta di un conto corrente allora il rischio e’ che la politica ( si vedano le iniziative della Tesei in Regione e i Sindaci dei Comuni interessati alle annunciate chiusure di alcune filiali di CRO) crei le condizioni per ulteriori crisi di impresa che le banche, in un modo i nell’altro finirebbero con lo scaricare ancora sui propri clienti.
Basta, lasciate che le banche si riorganizzino secondo il mercato e se serve lasciatele fallire in santa pace.
